Buonasera,
Mi chiamo Veronica, ho 26 anni e da quando ne ho 12 ho un terribile rapporto con il cibo.
Da bambina sono sempre stata molto magra, poi, una volta entrata nella fase della pubertà, sono leggermente ingrassata. Questo lieve aumento di peso è stato vissuto dalla sottoscritta con forte disagio. Mi vergognavo del mio aspetto fisico e anziché cercare di migliorarlo facendo dell'attività fisica mi rifugiavo nel cibo, quasi fosse una sorta di confidente. Questo continuo bisogno di ricorrere alle abbuffate mi ha portata a provare vero e proprio disgusto verso il mio corpo, che anziché assumere forme sinuose ed aggraziate, si faceva sempre più pesante e deforme.
Terminato il liceo iniziai una dieta piuttosto drastica che mi ha fatto perdere in poco tempo 8 chili (da 56 a 48 kg x 1.60). Credevo di poter resistere alla fame e continuare a mangiare poco e niente, ma i borbottii del mio stomaco ebbero la meglio e nel giro di pochi mesi ripresi quei maledetti chili. Finito il primo anno di università tornai a casa per le vacanze, e per l'ennesima volta iniziai una delle mie solite diete fai-da-te restrittive, o come le chiamo io, "punitive". Purtroppo mi resi conto che senza abbuffate non sapevo proprio vivere. Decisi quindi di optare per il vomito autonidotto, ma non ero in grado di rimettere a comando, allora iniziai a portarmi il cibo in bagno, masticarlo per assaporarne il gusto e poi sputarlo nella tazza. Anche con questo metodo non sono durata molto. Ad un certo punto mi sono stufata e ho ripreso ad ingozzarmi di cibo. Al secondo anno di università - stessa storia.
Terminata la triennale decisi di trasferirmi a Mosca per imparare il russo, mia grande passione. Ci sono rimasta 3 anni, dove mi sono laureata a pieni voti.
Appena arrivata a Mosca mi sentivo molto sola, già di mio sono asociale e introversa, ritrovarmi poi in una città così grande e fredda mi ha letteralmente chiuso lo stomaco. L'assenza di appetito mi ha fatto perdere peso e a me, ossessionata come sono dall'aspetto fisico, non sembrava neanche vero. Decisi di continuare a nutrirmi ogni giorno con una mela, 2 cucchiai di insalata e un piatto di minestra. Andai avanti così per un mese, poi cedetti nuovamente alle abbuffate. Mi odiavo. Sono andata avanti così fino ad ottobre 2016 in cui, stanca di vedermi così grassa (in realtà non sono mai andata oltre i 56 kg in tutti questi anni di su e giù), decisi di riprovarci e di rivolgermi ad un nutrizionista. Preparata la dieta, inizio a seguirla passo dopo passo senza sgarri. In questo frangente sono passata dall'essere vegetariana a vegana (principalmente per motivi etici), quindi ho eliminato buona parte degli alimenti inseriti dal nutrizionista, come uova e latticini.
Ora sono entrata in una sorta di circolo vizioso. Per la prima volta in vita mia sento di avere il totale controllo sul mio corpo, perché il desiderio di mangiare sano e dimagrire (dopo anni di fallimenti) è più forte della fame nervosa che mi ha accompagnata in tutti questi anni. Il problema è che ora gli unici cibi che riesco a mangiare sono l'avena integrale, 2 quadretti di cioccolato extra fondente e la frutta, tutto il resto mi fa paura, temo di poter perdere nuovamente il controllo se solo provo a mettere in bocca del cibo spazzatura.
Da mesi penso 24h al cibo, sogno il cibo, colleziono ricette ma non cucino, ho smesso di usare il forno (mangio solo cibi crudi), mi alzo stanca, faccio marcia ogni giorno a prescindere dalle condizioni meteorologiche, ho paura di perdere il controllo e ingrassare nuovamente. Non vivo più serenamente, mi sento schiava di abitudini alimentari errate, tuttavia non riesco a smettere di nutrirmi in questo modo.
Vorrei aggiungere che l'attuale fissazione per il cibo sano è parzialmente legata al fatto che due anni fa ho sofferto di attacchi di panico. La paura di avere un infarto da un momento all'altro mi ha portata ad informarmi sulle proprietà di un numero incalcolabile di alimenti che solevo mangiare (o divorare, a seconda dello stato d'animo), portandomi progressivamente ad adottare questo stile di vita.
In questo momento mi sento vuota, vorrei parlare con qualcuno del mio problema. So di aver omesso molti dettagli, ma spero che le informazioni fornite siano sufficienti per consigliarmi il percorso migliore da intraprendere e affronotare una volta per tutte le mie paure.
Grazie di cuore.
Gentilissima,
La sfera alimentare negli esseri umani, non è determinata unicamente da un fattore biologico: in altre parole, non rispondiamo unicamente ad un segnale fisiologico di fame. L'alimentazione è influenzata da una costellazione di fattori tra cui assume molta rilevanza quello psicologico, ovvero tutti i motivi che ci spingono a mangiare aldilà dei nostri bisogni nutrizionali (la "fame nervosa" che Lei descrive ne è un esempio). Il persistere del Suo disagio, dunque, potrebbe derivare dal fatto di non averlo ancora affrontato su tutti i fronti. La soluzione ideale sarebbe un approccio integrato per la Sua situazione, che combini l'intervento di un nutrizionista (a cui si è già rivolta e che in questo momento può servirLe se vuole impostare un tipo di alimentazione corretta come desidera) con quello, soprattutto, di uno psicologo, che La aiuti a capire i le dinamiche e le motivazioni del Suo difficile rapporto con il cibo e in particolare La accompagni nel gestirli, agendo su un aspetto della Sua difficoltà che attualmente appare preponderante.
Cordialmente.
Dott.ssa Cazzaniga Giovanna
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