SOS debito scolastico: come evitarlo o affrontarlo nel modo migliore!

Alla fine dell'anno scolastico può capitare ad alcuni studenti di conseguire un debito scolastico o formativo,fonte di grande stress per gli studenti  e genitori. Come evitarlo o affrontarlo? Consigli pratici e streategie operative.

 

In ambito di Psicologia scolastica per la maggior parte degli studenti quello del debito scolastico risulta essere uno dei temi più caldi del mese di maggio, ad un passo dalla chiusura dell’anno scolastico. Se alcuni ragazzi infatti possono dormire sonni tranquilli, a causa dei voti eccellenti ottenuti nel quadrimestre,  e altri si ritrovano ad avere già gettato la spugna in vista di una probabile bocciatura, la maggior parte degli studenti, invece,  risultano essere ancora in una situazione incerta e non del tutto definita.  

In seguito verranno presentate alcune consigli pratici e strumenti utili in psicologia, indirizzati  non solo a chi  già si intende di   Psicologia dell’età evolutiva e dell’Appredimento ma soprattutto ai ragazzi che ai loro genitori, per affrontare al meglio l’ultimo mese di scuola e riuscire a superare le eventuali difficoltà connesse. 

Come evitare il debito scolastico

Come molti studenti sapranno, a causa delle proprie esperienze personali, per raggiungere risultati positivi a scuola non basta semplicemente studiare. Nella parola “studiare” infatti sono racchiusi molteplici significati, che comprendono sia il modo (stile) di apprendere usato dalla persona che le strategie di apprendimento personale.

Ecco quindi, elencati in seguito, una serie di spunti che possono aiutare a migliorare il proprio profitto scolastico, per andare incontro alla tanto sperata promozione senza debiti:

  • Seguire attentamente le spiegazioni dell’insegnante. Seguire l’insegnante è molto importante perché spesso facilita il lavoro individuale a casa. Molti ragazzi pensano che, anche distraendosi in aula, riusciranno a recuperare tutto studiando da soli sui libri, ma a volte non è così facile.  Soprattutto per le materie più tecniche è fondamentale prestare attenzione, prendere appunti e non avere timore di chiedere ulteriori spiegazioni di ciò che non si è capito. L’insegnante è una figura istituita appositamente per questo, quindi è bene sfruttarla al meglio.    
  • Organizzare lo studio e non procastinare.  Ridursi a studiare tutto il giorno prima dell’interrogazione, magari rimanendo svegli fino a notte fonda, di certo non aiuta ad innalzare il proprio profitto. Bisognerebbe infatti studiare mano a mano che il programma viene affrontato in aula, programmando sia la settimana che le singole giornate di studio (stabilendo specifici “slot di studio” da attribuire a ciascuna materia con un tempo prefissato) in modo che si abbiano più giorni a disposizione per leggere, assimilare e ripassare i medesimi contenuti. È scientificamente provato, infatti, che la reiterazione ed il ripasso di ciò che si è letto fanno in modo di “consolidare la traccia mnestica” ovvero che le informazioni rimangano impresse nella memoria. Quando, al contrario, si tenta di memorizzare le informazioni poco prima dell’interrogazione, questo processo non ha il tempo necessario per attuarsi, con conseguente perdita delle informazioni che rimangono disponibili a breve termine ma non realmente assimilate.
  • Essere ottimisti e positivi: pensare che sicuramente si otterranno dei debiti a fine anno è del tutto controproducente. Questo infatti non fa altro che attivare quella che viene chiamata in gergo psicologico “Profezia che si autoavvera”: una supposizione o profezia che, per il solo fatto di essere stata pronunciata, fa realizzare l’avvenimento presunto, aspettato o predetto, confermando in tal modo la propria veridicità. Le aspettative che si hanno, infatti, condizionano in modo inconscio ma consistente il nostro modo di comportarci e quindi anche i risultati che andremo ad ottenere.
  • Lavorare su se stessi. Questo è sicuramente il punto più importante da tenere in considerazione, anche perché risulta essere il meno considerato, sia dai ragazzi che dai genitori il famoso detto “conosci te stesso”, sia dal punto di vista psicologico che dell’apprendimento,  ci ricorda quanto sia importante capire quali sono i modi tramite i quali è possibile rendere più efficace il proprio lavoro. È importante quindi porsi domande quali: qual è il mio stile di apprendimento? Cosa faccio per imparare? Che strategie posso utilizzare? Quali per me sono più utili e quali invece possono essere abbandonate?

Gli stili di apprendimento

Il modo di apprendere è unico e varia da persona a persona.  Come sottolineano gli esperti in Psicologia, esso influenza, senza ombra di dubbio, le nostre prestazioni quotidiane. Per questa ragione è bene avere chiaro ciascuno il proprio. I diversi stili di apprendimento esistenti non presentano punti di forza o debolezza, ma è possibile sia trovare uno stile che ben si adatti alla propria personalità che utilizzarne consapevolmente diversi in modo flessibile.  

  1. Analitico vs globale: chi adotta il primo è solito partire dai dettagli per poi ricostruire un quadro generale, mentre chi predilige il secondo vuole avere prima una visione d’insieme per poi muoversi verso il particolare.
  2. 2.     Sistematico vs intuitivo: chi adotta il primo cerca le soluzioni prendendo in considerazione una variabile per volta, che sottopone sempre a verifica, mentre chi utilizza il secondo fa delle ipotesi  più generali e tende spesso a saltare facilmente alle conclusioni.
  3. 3.     Impulsivo vs riflessivo: la persona impulsiva ha bassi tempi decisionali e risponde in modo precipitoso, mentre quella riflessiva risponde in modo più lento e accurato.
  4. 4.     Verbale vs visivo: il primo ricorda meglio le parole ed utilizza come strategie di studio i riassunti e la ripetizione, il secondo predilige l’area visuo-spaziale ed utilizza come strategie di studio schemi, tabelle ed immagini.
  5. 5.     Convergente vs divergente: il primo usa il pensiero logico e consequenziale per risolvere i problemi, partendo dalle informazioni disponibili per convergere verso una soluzione, il secondo procede invece in modo creativo, generando una varietà di risposte originali e flessibili.  
  6. 6.      Campo dipendente vs campo indipendente: il primo tende ad evidenziare i collegamenti esistenti tra l’argomento studiato ed il contesto in cui esso è inserito, mentre il secondo tende ad isolare i singoli argomenti studiati.

Questi stili possono poi combinarsi dando luogo a differenti modelli. Per fare qualche esempio il Modello Sensoriale è fondato sui tre principali recettori sensoriali (vista, udito e funzioni legate al movimento) ed a seconda delle situazioni, una delle modalità diventa dominante; nello Stile Multimodale vengono invece utilizzati contemporaneamente molteplici stili di apprendimento, infine quello di Apprendimento Sociale è fondato sulla collaborazione tra studenti. 

Le strategie di apprendimento

Tra una persona e l’altra possono variare anche le strategie di apprendimento, ossia le modalità che la persona predilige utilizzare al fine di apprendere. È importante quindi capire quali strategie di apprendimento possiamo mettere in atto per imparare, ossia quali comportamenti possono essere utili per ottimizzare le nostre risorse. Esse, nello specifico, sono:

  1. Strategie cognitive: ad esempio leggere a voce alta e ripetere, sono utili per fissare in memoria le informazioni ed appropriarsi di esse.
  2. Strategie metacognitive: servono per la gestione del proprio apprendimento, un esempio può essere darsi delle scadenze a breve o medio termine.
  3. Strategie socio-affettive: servono per la gestione delle emozioni e del rapporto con se stessi, intesi come soggetti che apprendono, un esempio è quello di alleggerire le materie più noiose usando alcuni stratagemmi.
  4. Strategie motivazionali: ad esempio convincersi che anche le materie più difficili e noiose siano indispensabili per l’apprendimento di quelle più piacevoli, servono a promuovere la spinta all’esecuzione del proprio compito.

 

Quello che è rilevante è che non esistono strategie “buone” o “cattive”, “giuste” o “sbagliate”, ma solo strategie funzionali e disfunzionali, ovvero  più o meno adeguate alla persona e al compito da svolgere.   

Come affrontare il debito scolastico 

Nel caso non si riuscisse ad evitare ugualmente un debito scolastico, bisogna cercare di non preoccuparsi eccessivamente in modo da bloccare l’utilizzo positivo delle nostre risorse. Tutto è riparabile, basta solamente affrontare la situazione “ Strategica_mente” con impegno e positività!

Per gli studenti può essere utile:

  • Svolgere un’accurata riflessione sul perché dell’esito negativo. È fondamentale infatti fermarsi un attimo a pensare alle motivazioni che hanno portato ad avere l’insufficienza. Questo serve sia a trovare delle nuove strategie più proficue da utilizzare in ambito scolastico che a individuare dei comportamenti più adeguati da attuare. È utile quindi porsi domande quali: Ho studiato per un numero di ore sufficiente? Mi sono impegnato abbastanza? Ho seguito con attenzione le lezioni in classe? Mi sono distratto eccessivamente?
  • Trasformare l’insuccesso in un’occasione di apprendimento. È importante infatti non sentirsi incapaci e non abbattersi a causa dei risultati che non rispecchiano le proprie aspettative. Anche alle persone di grande successo capita, a volte, di avere qualche difficoltà. Questo può essere utile per il futuro, deve essere rielaborato in modo che si possa imparare dai propri errori.  Per un supporto efficace volto anche al recupero della fiducia nelle proprie risorse può essere utili usufruire dei servizi di Psicologia Scolastica presenti nel proprio istituto chiedendo un colloquio gratuito allo sportello di Counseling

 

  • Autoresponsabilizzarsi !Spesso capita infatti che, a seguito di un risultato negativo, si tenda ad attribuirne la causa ad entità esterne. Un’insufficienza a fine anno però non può dipendere solo dalle valutazioni di un professore troppo severo, oppure dal comportamento dei genitori che esigono troppo. È bene fare un esame approfondito e realistico, assumersi anche le proprie colpe ed iniziare fin da subito ad attuare un cambiamento personale in positivo.
  • Stimolare la propria motivazione. Spesso capita che i brutti risultati non siano dovuti ad una mancanza di capacità, ma piuttosto ad una scarsa motivazione allo studio. Riuscire a risollevare la propria motivazione, pensando ai piccoli traguardi più imminenti oltre all’importanza di una solida base culturale anche in vista del proprio futuro lavorativo è fondamentale per recuperare.   
  • Studiare e impegnarsi, ma allo stesso tempo riposare la mente.  Sembra forse essere il consiglio più scontato, ma rimettersi a studiare è essenziale. Non bisogna mai prendere sottogamba gli esami di riparazione, per non avere brutte sorprese a settembre. La cosa migliore da fare è alternare momenti di studio a momenti di svago e vacanza, in modo da riuscire a trovare il giusto equilibrio che permetta allo stesso tempo di recuperare le energie cognitive, preparandosi per l’esame. 
  • Chiedere aiuto.  Quando ci si rende conto che da soli risulta molto difficoltoso riuscire a svolgere quanto citato nei punti precedenti, è bene affidarsi a degli specialisti.  Si può richiedere prima di tutto un aiuto da parte di insegnanti o studenti esperti, attivando ripetizioni delle materie che risultano più ostiche da comprendere. Secondariamente si può attivare un percorso mirato con uno psicologo specializzato in psicologia scolastica e dell’apprendimento, che opera in un’equipe specializzata autorizzata dalle ASST di zona (obbligatorio in Lombardia) per attività di prima diagnosi e certificazione DSA,  che può aiutare il ragazzo sia nello scoprire le strategie di apprendimento migliori da attuare, che nel potenziare il metodo di studio e la consapevolezza delle proprie capacità personali.

Per i genitori invece può servire: 

  • Cercare il dialogo e non lo scontro. È importante infatti aprirsi al dialogo sia con i professori, dai quali si possono ricevere indicazioni importanti, che con i figli, che in molti casi apprezzano parlare delle proprie difficoltà con le persone più care.     
  • Essere disponibili a dare una mano. Questo non significa solo cercare di offrire il proprio aiuto su argomenti prettamente scolastici (che non sempre sono padroneggiati anche dagli stessi genitori), ma soprattutto spronare il figlio a studiare in modo intelligente e ad ottenere risultati positivi, senza colpevolizzarlo o farlo sentire non all’altezza della situazione. 
  • Attuare un atteggiamento supportivo e non impositivo. Bisogna sempre ricordare infatti che ottenere dei debiti scolastici può essere un duro colpo, anche di tipo emotivo, per alcuni ragazzi. Avere un genitore accanto in grado di dimostrarsi comprensivo ed attento nei confronti dei propri bisogni e delle proprie attitudini è spesso la cosa che ogni ragazzo si augura. Inoltre imponendo le proprie scelte, come ad esempio quella di obbligare il figlio a svolgere delle ripetizioni, si può andare incontro a risultati controproducenti. È sempre opportuno invece discuterne insieme e lasciare un margine di decisione al ragazzo, in modo che possa attivare la propria motivazione intrinseca. 
  • Evitare di fare paragoni. Il paragonare il ragazzo ad altri compagni, che hanno ottenuto risultati più brillanti, oppure ad eventuali fratelli o sorelle, non porta mai ad una svolta positiva. Anzi, rischia solo di peggiorare ulteriormente l’autostima del ragazzo. La cosa migliore da fare infatti è pensare al percorso individuale di ognuno, che pur difficoltoso ed imperfetto, porta sempre ad uno sviluppo e ad un arricchimento personale. Dopotutto, ciò che è davvero importante è considerare il punto di arrivo, tenendo però in considerazione quello di partenza.
  • Rivolgersi ad un ‘equipe di specialisti: se ci sono dubbi che il rendimento possa essere imputabile non solo a scarsa motivazione/impegno è bene rivolgersi un’equipe specializzata autorizzata dalle ASST di zona (obbligatorio in Lombardia) per attività di prima diagnosi e certificazione DSA in cui psicologi specializzati in psicologia scolastica e dell’apprendimento in collaborazione con altri specialisti ( logopedista, neuropsichiatra) , possano indagare le risorse cognitive e tracciare il profilo neuropsicologico e dell’apprendimento del ragazzo.

Conclusioni

Per affrontare al meglio l’ultimo mese di scuola è importante non solo prestare attenzione in classe ed impegnarsi nello studio, ma anche lavorare su se stessi. Alcuni stili e strategie di apprendimento, infatti, risultano maggiormente adatte per alcuni studenti piuttosto che altre e possono aiutarli ad avere risultati migliori. Nel caso l’anno si concluda con un debito scolastico, è importante non abbattersi ed attivare le proprie risorse in modo da rendere l’ostacolo superabile. In queste situazioni il supporto di genitori, insegnanti ed eventualmente specialisti del settore psicologico  (equipe  autorizzata  operante in  centro di psicologia specializzato per attività di prima diagnosi e certificazione DSA in cui  operano psicologi specializzati in psicologia scolastica e dell’apprendimento in collaborazione con altri specialisti), può contribuire a stimolare le risorse dello studente. Spesso, quindi, è fondamentale agire anche sulle competenze personali per avere una ricaduta indiretta positiva sulle competenze scolastiche.      

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Riferimenti bibliografici:

Mariani, L. (2005) Le strategie per imparare, aiutare gli studenti a gestire il proprio apprendimento. Convegno LEND, Milano. 

Mason, L., Arcaini, S. (2001) Motivazione all'impegno scolastico, attribuzioni causali e rendimento in studenti di scuola media e superiore. Psicologia clinica dello sviluppo, Il Mulino, pp. 423-450. 

Smorti, M., Tschiesner, R., Farneti, A. (2016) Psicologia per la buona scuola, Libreria universitaria.it Edizioni, pp 41-53

 

 

Dott.ssa Laura Balduchelli  (Dott.ssa in Psicologia) & Dott.ssa Passoni Flavia Ilaria  Psicologa, Psicoterapeuta , Direttore Scientifico  di Synesis Psicologia®)