Mindful eating

Una delle più recenti strategie applicate in psicoterapia è quella della “Mindfulness”,  di origini buddiste, che può essere definita come “la capacità di porre attenzione in un modo particolare: intenzionalmente, al momento presente...

Una delle più recenti strategie applicate in psicoterapia è quella della “Mindfulness”, tecnica di origini buddiste, che può essere definita come “la capacità di porre attenzione in un modo particolare: intenzionalmente, al momento presente e in modo non giudicante, non critico e di accettazione” (J. Kabat-Zinn). Il fine ultimo di questo approccio è quello di vivere a pieno l’esperienza presente, prestando consapevolezza a tutte le sensazioni corporee, percettive e fisiologiche che comporta una qualsiasi attività quotidiana.

L’alimentazione è una delle attività quotidiane più frequentemente svolte con il “pilota automatico”, ovvero con scarsa attenzione e consapevolezza: spesso si mangia di fretta, rivolgendo la mente ad altri pensieri o distrazioni, intrappolati in schemi ed abitudini alimentari, ignorando il nostro corpo ed i suoi reali bisogni. Riscoprendo le reali percezioni e sensazioni collegate al cibo è possibile autoregolare e gestire gli impulsi correlati alle abbuffate e alla cattiva alimentazione.

Il protocollo di Mindul Eating MB-EAT non è un programma di dimagrimento, ma propone un nuovo modo di mangiare, che crea un rapporto diverso e più sano con il cibo: non è importante COSA e QUANTO si mangia, ma piuttosto COME si mangia e ci si relaziona con il cibo.

Il corso, di 9 incontri, può essere svolto individualmente o in gruppo e permette il raggiungimento dei seguenti obiettivi:

  • miglioramento del rapporto con il corpo e riconoscimento dei segnali di fame, sazietà e pienezza;
  • aumento della sensorialità nel rapporto con il cibo, utilizzando tutti i cinque sensi;
  • imparare a prestare attenzione agli effetti che il cibo ha sul corpo, per poter fare scelte consapevoli per il nostro benessere;
  • imparare ad essere presenti durante i pasti, abbandonando il pilota automatico e l’abitudine a mangiare di fretta e il multitasking;
  • riconoscere i cibi triggerovvero i cibi spesso “proibiti” che innescano episodi di alimentazione inconsapevole in risposta alla “fame nervosa”;

 

Si stima che a quattro anni e mezzo dalla conclusione dei programmi di dieta tradizionali (basati sulla perdita di peso e sull’eliminazione di alimenti ritenuti nocivi o calorici), mediamente le persone mantengano una perdita di 3 kg, ovvero il 3,2% della riduzione del peso iniziale. Sebbene l’obiettivo del programma MB-EAT non sia il dimagrimento, molte ricerche dimostrano l’efficacia del protocollo MB-EAT nel trattamento della fame emotiva e nel mantenimento della perdita di peso nel lungo termine.

Il programma è indicato per tutti coloro che vogliono riscoprire un nuovo rapporto con il cibo e il proprio corpo, in particolare per chi desidera imparare a gestire gli episodi di “fame emotiva” e di alimentazione incontrollata, o come supporto nel trattamento di disturbi alimentari quali binge-eating e bulimia nervosa.

 

 

DOTT.SSA GIOVANNA CAZZANIGA